Fabio Forti al Centro Accoglienza Visitatori della Grotta Gigante |
Inizia da oggi una lunga e appassionante intervista con il più celebre studioso di fenomeni carsici: Fabio Forti.
Figura di spicco nella ricerca sul Carsismo del Carso triestino, da questa settimana ci guiderà a scoprire gli esiti degli studi portati avanti per più di 60 anni.
Figura di spicco nella ricerca sul Carsismo del Carso triestino, da questa settimana ci guiderà a scoprire gli esiti degli studi portati avanti per più di 60 anni.
Autore
di più di 180 pubblicazioni scientifiche ha speso la sua vita nello
studio delle litologie calcaree, nelle ricerche speleologiche,
nell'idrologia, arrivando ad estendere i suoi interessi negli ultimi anni
anche alle vicissitudini paleoclimatiche delle grotte. Questo percorso
lo ha portato ad essere apprezzato come carsista a livello
mondiale.
Ho conosciuto Fabio quando ero in procinto di laurearmi in
Scienze Geologiche. Avvincente nel comunicare la sua passione, già allora ti trasmetteva la voglia di metterti alla prova con teorie ed
ipotesi geologiche. All'età di 86 anni non è cambiato affatto, se
non forse per i capelli bianchi e qualche difetto di vista che tuttavia
gli conferiscono tanta saggezza.
Mi ha concesso questa intervista
in uno dei posti più interessanti per la didattica e lo studio del Carsismo, la Grotta Gigante a Trieste. Gli argomenti trattati sono stati sviluppati in maniera tanto appassionata che per
trasferire la sua sconfinata vocazione su PC ho dovuto
dividere l'intervista in più parti.
Questa prima parte è dedicata semplicemente a lui, come uomo e studioso.
- Quando è nato?
Sono nato a Trieste il 27 giugno
del 1927. Forse è necessario ricordare il periodo storico in cui sono nato. In
pieno periodo fascista, proprio nel tempo in cui il regime si “dedicava” alla gioventù.
Sono andato a scuola nel 1933. Siamo stati mentalmente militarizzati, ho
messo la divisa all’età di 6 anni e
l’ho tolta all’età di 16 anni. Quindi 10 anni di varie divise. Da questa
esperienza ho imparato solo una cosa che
mi è stata necessaria durante la guerra: quella di avere imparato ad ubbidire,
perché…altrimenti poteva andare anche peggio!
- Come è stata la sua infanzia e la sua adolescenza?
Sono di una famiglia borghese.
Mio padre lavorava in una società di navigazione la Cosulich, poi Italia di
Navigazione. Provengo da famiglie di comandanti di lungo corso di origine
dalmata. Trieste era il porto dell’Austria e parecchie famiglie si erano
spostate in questa città, capitale commerciale dell’impero, perché sede delle
principali società di navigazione.
Ho una moglie Elvia che mi ha sempre sostenuto e due figli Fulvio
e Paolo, il primo con la mia stessa passione per la geologia, il secondo con
una grande passione per il volo (pilota di 2° grado) e grande passione per fotografia
e televisione che è anche il suo lavoro. Ho tre nipoti Erika, Marzia e
Carlotta, (università, matura, esame di III media,…).
- Mi parli dei suoi studi.
Ho fatto le scuole elementari con un vero maestro che ci
guidava nella vita. In quei primi anni, del fascismo abbiamo appreso solo
qualche semplice nozione. I tempi
sono cambiati solo quando sono arrivato alle scuola media a 11 anni. Il regime
iniziava a coinvolgerti e ti insegnavano a memoria frasi del tipo: “il balilla è bello il balilla è forte ama il
moschetto paura non ha”. C’era anche lo slogan “ libro e moschetto fascista
perfetto”. Noi dovevamo anche
essere parte di un mondo da impostazione militare. La maggior parte dei miei compagni
ne erano convinti. Io sono stato sempre un ragazzo molto serio, ero un po’ diverso
dagli altri. Però ragionavo su tutto e la politica (di allora) non mi ha mai
persuaso. Pensavo con la mia testa ed il sistema non mi convinceva. Poi nel
1943, in piena guerra, sono entrato in un istituto tecnico per geometri perché per
la mia famiglia non c’erano altre possibilità. La scelta della scuola fu fatta per avere un mestiere in mano,
dato che mi interessava il disegno tecnico.
- Quando è nata la sua passione per la Geologia ed il Carsismo?
Ma è una cosa molto strana.
Quando ero bambino molto piccolo mi ricordo che guardavo i ciottoli e le
pietre. Mia madre mi portava al mare a Lussino d’estate e guardavo i sassi. Mia
madre diceva alle amiche perplessa. “ mio figlio guarda i sassi, c’è qualcosa
che non funziona”. Però ho apprezzato non solo i sassi ma anche le stelle
(astronomia). Mi ricordo che all’età di 12 anni mi hanno regalato i primi libri
di questa materia. Ho studiato dai libri ma anche guardavo con un cannocchiale
i pianeti, la Luna, le costellazioni. Il Carsismo è un capitolo completamente a
parte della mia vita.
Quando ero piccolo in genere mi attirava la natura senza un indirizzo preciso. Ma non ero attratto dalla natura vegetale o animale, solo le rocce, i monti, l’atmosfera i mari. Sentivo che c’era un mondo molto interessante che coglievo attraverso degli scritti.
L’interesse per la Geologia è nata in modo diverso. A guerra quasi finita, mi ricordo in quel 1 maggio 1945, di aver appoggiato con la mano il mio fucile (ero un volontario della libertà). Un mese dopo già mi occupavo di Geologia di cui mi sono interessato in modo completamente autonomo. Ho iniziato a lavorare come tecnico al Cantiere navale San Marco a Trieste.
Ho sacrificato tutto il mio tempo libero per la ricerca e la scienza. Lo ho fatto totalmente a mie spese senza alcun aiuto esterno.
Confesso una cosa. Nel corso della mia lunga vita di ricercatore ho avuto la fortuna di conoscere i più grandi geologi (riguardanti materie
carsiche) sia in campo nazionale che internazionale, ad
esempio il Prof. Michele Gortani dell’Università di Bologna. Ma la mia fortuna
è stata Carlo d’Ambrosi geologo dell’Istria che ha fatto le carte geologiche di
queste terre. L’ho conosciuto nel 1954 in occasione del 6° Congresso nazionale
di Speleologia che è stato tenuto a Trieste.
Mi guardava in modo strano perché ragionavo in modo diverso dalla moltitudine dei presenti. Allora mi volle conoscere un po’ meglio ed in seguito diventammo amici. Io gli raccontavo delle mie ricerche in questa piccola striscia del Carso triestino che ci era rimasta, della larghezza fino al confine con la Jugoslavia di allora, di solo 5 km. Lui aveva lavorato su distanze ben più ampie in Istria. Io gli illustravo dei particolari senza poter confrontare la loro presenza altrove, di cui lui era invece esperto. Mi diceva “sai che hai ragione, ho visto anch’io tante volte quei fenomeni”.
Così scambiandoci i pareri nel corso degli anni, sono riuscito ad acquisire anche la Geologia dell’Istria e lui confermava i miei particolari. Per me, diventare Carsista è stato più che naturale. Nel senso che io parlavo di qualcosa di diverso rispetto alle informazioni descrittive che si potevano dedurre dalle notizie derivate dalle ricerche speleologiche di molti anni prima. Io non guardavo come è fatta la grotta (nel senso del suo rilievo) ma cominciavo a raccontare qualcosa di carsismo sotterraneo, che nessuno mai aveva ancora trattato (nel senso di ricerca geologica).
E questa è stata la grande novità. Le grotte conservano tracce di morfologie che, all’esterno nel tempo si modificano, mentre all’interno rimangono piuttosto evidenti. Io dedicavo un certo tempo per osservare dei particolari che ad altri sfuggivano. Ero forse il solo che si faceva le domande del perché esistono certi fenomeni. E così lentamente sono entrato nello studio particolare del Carsismo sotterraneo.
Ma c’è stato anche un altro problema. Le carte geologiche sono molto generiche, non sono adatte per degli studi specifici. Ad esempio, la rappresentazione geologica di superficie non serve quando si scende in profondità nelle grotte anche di soli 200 metri. Là sotto è tutt’altro! Ci siamo così accorti allora che per capire la genesi e l’evoluzione di una qualsiasi cavità, si dovrebbe fare il rilievo geologico – stratigrafico della cavità stessa! Inoltre, nelle carte geologiche molto spesso non sono indicate le variazioni laterali di facies, mentre trovavamo queste molto spesso continue nelle grotte.
Tali variazioni producevano anche profonde differenze morfologiche della struttura della cavità. Questa è stata un’altra scoperta inerente il Carsismo sotterraneo. E comunque devo dire un grazie agli speleologi, perché senza le loro informazioni non avrei potuto ottenere certe constatazioni stratigrafiche. Non sono mai stato un esploratore di “abissi”, non potevo fare anche questo, dovevo ricorrere alle informazioni che mi venivano riportate!
Quando ero piccolo in genere mi attirava la natura senza un indirizzo preciso. Ma non ero attratto dalla natura vegetale o animale, solo le rocce, i monti, l’atmosfera i mari. Sentivo che c’era un mondo molto interessante che coglievo attraverso degli scritti.
L’interesse per la Geologia è nata in modo diverso. A guerra quasi finita, mi ricordo in quel 1 maggio 1945, di aver appoggiato con la mano il mio fucile (ero un volontario della libertà). Un mese dopo già mi occupavo di Geologia di cui mi sono interessato in modo completamente autonomo. Ho iniziato a lavorare come tecnico al Cantiere navale San Marco a Trieste.
Ho sacrificato tutto il mio tempo libero per la ricerca e la scienza. Lo ho fatto totalmente a mie spese senza alcun aiuto esterno.
Fabio Forti seduto su delle morfologie carsiche epigee |
Mi guardava in modo strano perché ragionavo in modo diverso dalla moltitudine dei presenti. Allora mi volle conoscere un po’ meglio ed in seguito diventammo amici. Io gli raccontavo delle mie ricerche in questa piccola striscia del Carso triestino che ci era rimasta, della larghezza fino al confine con la Jugoslavia di allora, di solo 5 km. Lui aveva lavorato su distanze ben più ampie in Istria. Io gli illustravo dei particolari senza poter confrontare la loro presenza altrove, di cui lui era invece esperto. Mi diceva “sai che hai ragione, ho visto anch’io tante volte quei fenomeni”.
Così scambiandoci i pareri nel corso degli anni, sono riuscito ad acquisire anche la Geologia dell’Istria e lui confermava i miei particolari. Per me, diventare Carsista è stato più che naturale. Nel senso che io parlavo di qualcosa di diverso rispetto alle informazioni descrittive che si potevano dedurre dalle notizie derivate dalle ricerche speleologiche di molti anni prima. Io non guardavo come è fatta la grotta (nel senso del suo rilievo) ma cominciavo a raccontare qualcosa di carsismo sotterraneo, che nessuno mai aveva ancora trattato (nel senso di ricerca geologica).
E questa è stata la grande novità. Le grotte conservano tracce di morfologie che, all’esterno nel tempo si modificano, mentre all’interno rimangono piuttosto evidenti. Io dedicavo un certo tempo per osservare dei particolari che ad altri sfuggivano. Ero forse il solo che si faceva le domande del perché esistono certi fenomeni. E così lentamente sono entrato nello studio particolare del Carsismo sotterraneo.
Ma c’è stato anche un altro problema. Le carte geologiche sono molto generiche, non sono adatte per degli studi specifici. Ad esempio, la rappresentazione geologica di superficie non serve quando si scende in profondità nelle grotte anche di soli 200 metri. Là sotto è tutt’altro! Ci siamo così accorti allora che per capire la genesi e l’evoluzione di una qualsiasi cavità, si dovrebbe fare il rilievo geologico – stratigrafico della cavità stessa! Inoltre, nelle carte geologiche molto spesso non sono indicate le variazioni laterali di facies, mentre trovavamo queste molto spesso continue nelle grotte.
Tali variazioni producevano anche profonde differenze morfologiche della struttura della cavità. Questa è stata un’altra scoperta inerente il Carsismo sotterraneo. E comunque devo dire un grazie agli speleologi, perché senza le loro informazioni non avrei potuto ottenere certe constatazioni stratigrafiche. Non sono mai stato un esploratore di “abissi”, non potevo fare anche questo, dovevo ricorrere alle informazioni che mi venivano riportate!
- E quindi è diventato cultore della materia.
Nel 1976 grazie alla Facoltà di
Scienze Naturali dell’Università di Trieste sono diventato cultore della
materia in Carsismo. Da quel momento ho potuto seguire diverse tesi di laurea sul Carso triestino,
come correlatore. Ci sarebbe però una premessa da
fare. Avevo iniziato la mia attività
speleologica nel 1945. Nel 1949 sono entrato a far parte della Commissione
Grotte della Società Alpina delle Giulie” e da quel momento ho diretto i miei
interessi verso la ricerca sulle genesi ed evoluzione delle grotte e sui
fenomeni carsici in generale.
Inoltre per una quarantina d’anni sono stato il Direttore della Grotta Gigante, impostando la prima stazione di meteorologia ipogea, a cui seguì l’attrezzatura di un’altra stazione sperimentale nella Grotta Costantino Doria, sul Carso triestino. Sempre per studi e ricerche ho collaborato per diversi anni con l’Istituto di Ricerche Carsiche nelle Grotte di Postumia (Allora Jugoslavia). Ho avuto rapporti di ricerca con diversi studiosi sloveni, nelle Grotte di San Canziano, Rio dei Gamberi (Rak), Cavernone di Planina, Grotte di Castel Lueghi (Predjama). Per molti anni ho partecipato a convegni nazionali ed internazionali in materia di carsismo. Mi fermo qui, sarebbe troppo lungo descrivere i miei 68 anni di continua attività nel campo della speleologia, quale ricerca scientifica!
Inoltre per una quarantina d’anni sono stato il Direttore della Grotta Gigante, impostando la prima stazione di meteorologia ipogea, a cui seguì l’attrezzatura di un’altra stazione sperimentale nella Grotta Costantino Doria, sul Carso triestino. Sempre per studi e ricerche ho collaborato per diversi anni con l’Istituto di Ricerche Carsiche nelle Grotte di Postumia (Allora Jugoslavia). Ho avuto rapporti di ricerca con diversi studiosi sloveni, nelle Grotte di San Canziano, Rio dei Gamberi (Rak), Cavernone di Planina, Grotte di Castel Lueghi (Predjama). Per molti anni ho partecipato a convegni nazionali ed internazionali in materia di carsismo. Mi fermo qui, sarebbe troppo lungo descrivere i miei 68 anni di continua attività nel campo della speleologia, quale ricerca scientifica!
Mi si chiede quali sarebbero
stati i più importanti progetti che avrebbero caratterizzato la mia
attività. Semplice: volevo che gli
studi sul Carsismo avessero sempre più valenza per una dettagliata
ricerca geologica. Non aggiungo altro. Per chi avesse la pazienza di consultare la mia
attività, ho scritto circa 180 pubblicazioni.
- Con quali argomenti convincerebbe un ragazzo ad iscriversi a geologia?
Ho delle idee un po’ personali al
riguardo, ma ne posso parlare perché ne ho seguito parecchi di giovani nelle
loro tesi di laurea. Non è facile diventare geologi. Non bastano i libri e le teorie
precostituite. Non basta imparare a
memoria quello che ti viene indicato per un qualsiasi esame. Essere geologo è
una cosa assai particolare, si deve sentire e poi capire “la natura delle
cose”. Ma è un po’ anche un dono di natura. Si deve avere una certa intuizione
per comprendere questi complessi fenomeni naturali. Nel caso le tue intuizioni non
corrispondano a quanto hai appreso dai libri, non pensare che hai
sbagliato! Se sei convinto di aver visto giusto, aspetta a divulgarlo,
tienilo per te il più possibile. Fino a
quando? Non te lo posso dire! Lo scoprirai da solo. La Geologia è una scienza meravigliosa, però attenzione perché a volte può
succedere, che se la “novità” comincia
ad essere interessante, è facile che tu
possa infastidire qualcuno! Non badarci, vai avanti lo stesso!
- Quali sono state le soddisfazioni come uomo?
E difficile dirlo perché si entra
in un discorso molto complesso. Ho avuto tante soddisfazioni ma molto localizzate
e specifiche. In genere ho dato più fastidio che altro. Nel senso che facevo
delle scoperte (dopo molti anni di studi e ricerche) che poi pubblicavo su varie riviste, ma ho sempre avuto la sensazione che gli altri si tenevano a
distanza. Ma chi è costui che ci viene ad illustrare il Carsismo? Purtroppo mi accorgevo che osservavo relazioni che gli altri non vedevano. Anche questa è stata una curiosa scoperta.
Per gli stessi motivi ho avuto
soddisfazione anche dal mio lavoro ai cantieri navali, dove sono sempre stato
chiamato a svolgere diversi lavori inseriti in un’attività talvolta particolare.
Ho concluso la mia carriera lavorativa dopo oltre 35 anni, negli Affari
Generali all'ufficio “Organizzazione“.
Facevo un lavoro in cui dovevo pensare alla risoluzione di diversi problemi
che si dovevano risolvere in modo consono all’attività aziendale.
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