mercoledì 28 agosto 2013

LE DOLINE ED I LORO DEPOSITI DI RIEMPIMENTO

Sono contenta di ospitare di nuovo sul blog l'esperto di fama mondiale di Carsismo, Fabio Forti. In questo post ci espone le sue ricerche su un fenomeno carsico molto evidente nel territori calcarei, le DOLINE

Il post non è corredato di un opportuno apparato iconografico, a parte la splendida foto della dolina di Orlek di Roberto Valenti. Tra breve verrà aggiunto, non appena l'autore e la sottoscritta con l'arrivo dell'autunno potranno fotografare senza vegetazione degli    esempi significativi di doline.

La dolina di Orlek - foto di Roberto Valenti
Si tratta della più comune ed evidente morfologia carsica, ritenuta erroneamente epigea, il cui studio, rispetto alle grotte o cavità, è stato quasi sempre relegato ad una semplice configurazione geografica. E' stata sempre posta bene in evidenza in qualsiasi carta topografica (1.25.000) esistente di territori carsici.  Eppure le doline rivestono un’importanza fondamentale nella genesi ed evoluzione dei fenomeni carsici ipogei, ma soprattutto possono raccontarci qualcosa riguardante le variazioni climatiche che hanno condizionato il Pleistocene in rapporto con l’attuale Olocene. 
La genesi delle doline è stata incerta per molto tempo. Da alcune proposte di studi prodotti nel XIX secolo,  un illustre geologo, ispirandosi evidentemente  alla teoria Geyseriana di D’Omalius D’Aloy, riteneva che doline e pozzi carsici, non fossero altro "... che resti di antichi condotti eruttivi che nel loro periodo di attività avrebbero eruttato assieme ad acqua termale, anche la ben nota Terra Rossa..." e addirittura quando la regione carsica era ancora coperta dal mare. Altri personaggi, ancora più indecisi, ritenevano invece che le doline rappresentassero il risultato della caduta di "meteoriti", … piovute dal cielo!

Le doline sono invece la vera sede dei principali e più evidenti fenomeni di consumazione carsica. La loro origine è sempre una frattura particolarmente beate dove gradualmente le acque meteoriche per dissoluzione agiscono in profondità. Qui avviene anche l’assorbimento di tutti i residui insolubili derivati dalla consumazione dei calcari. Contemporaneamente alla dissoluzione agisce sui fianchi della dolina anche la disgregazione delle rocce calcaree. La forma geologica che si configura è somigliante ad un cono rovescio, la cui base corrisponde alla loro apertura superficiale sub circolare che nel tempo aumenta il diametro. Non va, inoltre, dimenticato che l’origine di una qualsiasi dolina presente in un territorio carsico, ha avuto luogo alcune centinaia di metri al di sopra dell’attuale superficie carsica.  Il concorso genetico–evolutivo del loro abbassamento è chiaramente  dovuto alla solubilità dei calcari, causata da acque chimicamente aggressive per la presenza in soluzione di CO2. La solubilità varia da 0,01 a 0,04 mm/anno, ciò significa che, tanto per dare un tempo puramente indicativo, tale abbassamento in 10 MA è pari a 100-400 metri.

Dalle ricerche effettuate sulla morfologia delle doline del Carso, si è rilevato che il loro aspetto non è costante,  a causa  delle variazioni della natura litologica, petrografica, stratigrafica e strutturale dei complessi rocciosi che costituiscono le piattaforme carbonatiche. E’ stato cioè osservato che nelle doline con forme ben marcate, imbutiformi, a fianchi anche scoscesi, sono presenti nei calcari “micritici” (originati da fanghi calcitici microcristallini), più o meno fossiliferi,  meglio se  bene e potentemente stratificati, con maglia dei piani  di fratturazione avente frequenza metrica. Ne consegue che l’aspetto morfologico viene determinato dall’effetto della “concentrazione del carsismo”. Per contro, doline larghe, molto piatte, a contorni assai arrotondati, con il fondo completamente intasato da terra rossa, sono caratteristiche di calcari  “intramicritici”  nerastri e neri, molto impuri per contenuti argillosi e bituminosi, a stratificazione molto fitta ed aventi anche una comminuta rete di fessurazioni, in questo caso, il loro aspetto viene condizionato dall’effetto della  “dispersione del carsismo”.

Dal fondo piatto e terroso delle doline e al di sotto di esso si sviluppano, come accennato,  delle cavità ad andamento verticale (strutture a pozzo) che drenano le acque meteoriche, le quali hanno sempre portato in soluzione tutti quegli enormi volumi di roccia, che nel momento attuale, costituiscono lo spazio vuoto  della dolina stessa.

Nei cosidetti paesaggi carsici e soprattutto nello studio della idrogeologia, le doline rappresentano dunque, la vera porta d’ingresso delle acque di provenienza meteorica (carsismo diretto). Attraverso tali strutture a pozzo, che si possono presentare anche plurime, l'acqua scorre dalla zona vadosa, fino all’incontro con quella freatica, determinata da un livello di base, dovuto a sottostanti rocce incarsificabili, od a carsificabilità ridotta (dolomie), oppure ancora a molte altre cause, tra le quali non vanno mai trascurate le grandi variabili dei livelli di tutti i mari del nostro pianeta.

I primi incerti studiosi che cercavano di capire cosa in realtà fossero le doline, rimanevano alquanto perplessi dinanzi a livelli piatti di fondo delle doline, che evidentemente mascheravano quegli enormi depositi di Terra Rossa e che intasavano completamente il logico proseguio della dolina nelle sottostanti strutture a pozzo. 
Nella lunga fase delle ricerche carsiche ho eseguito dei rilievi su sezioni ortogonali, di circa 300 doline del Carso triestino, delle quali conservo ancora una ventina di rilievi. Notavo molto spesso su questi fondi effimeri che c'erano delle strane strutture simili a veri e propri “imbuti di assorbimento”.  Evidentemente i depositi di Terre Rosse, nel corso del nostro Olocene, (ultimi 12.000 anni), tendevano evidentemente ad essere smaltiti tramite questi cono a rovescio. 
Ciò significava che nel corso del Pleistocene, ovviamente in una situazione climatica completamente diversa dall’attuale ed altamente piovosa, le strutture verticali drenanti delle doline non riuscivano a smaltire il surplus delle coperture terrose e queste evidentemente finivano prima nelle doline e poi nelle grotte, in particolare in quelle a galleria. In seguito nell’Olocene con la drastica diminuzione della piovosità, lentamente tali materiali terroso-argillosi, vennero gradualmente smaltiti dal naturale sistema di drenaggio della dolina stessa.  Gli imbuti di assorbimento rappresentano dunque, degli evidenti segnali di tali assorbimenti.  Attenzione però, i materiali argillosi sono dotati di una certo grado di coesione,  ne consegue che data la struttura rocciosa della dolina ad imbuto, è possibile che il drenaggio nella sua parte sottostante “a pozzo” sia più rapido rispetto a quella parte più ampia soprastante. E’ così possibile che sulla verticale del pozzo, si crei un “vuoto” nel soprastante deposito di riempimento,  in risalita progressiva che prima o poi sbocca improvvisamente in superficie sul piatto terroso di fondo percorribile della dolina.
Ho avuto l’occasione di essere presente al sopralluogo in una piccola dolina posta sul fianco meridionale del M.te Concusso, dove proprio in corrispondenza della sua parte centrale del deposito di riempimento, si era aperto un foro nella Terra Rossa. Al di sotto i nostri speleologi erano discesi per un quarantina di metri, fino ad incontrare la parte rocciosa di fondo della dolina, a cui seguiva una serie di pozzi per un novantina di metri di profondità.  Un altro simile caso di cui conservo una documentazione fotografica è avvenuto nei dintorni della chiesa di S. Ulrico di Samatorza. 
Potrei continuare citando numerosi altri eventi, chiamiamoli “storici” di abbassamenti e di aperture dei materiali terrosi presenti in quantità  notevoli nelle doline,  tutti indubbiamente di chiarissima natura alluvionale, dovuti a situazioni “diluviali”. Anche in tutti questi casi non è mai stata trovata la minima traccia che conducesse a situazioni esattamente contrarie, ossia di periodi glaciali,  ma solo effetti determinati da situazioni di natura assolutamente piovosa.



Scritto nell'agosto 2013 da Fabio Forti


Bibliografia specifica

- Forti F. (1954) - Le doline di crollo da cavità preesistenti nel Carso Triestino. Atti 6° Congr. Naz. Speleol.: 34-39, Trieste.
- Forti F. (1974) - Osservazioni geomorfologiche sulle doline del Carso Triestino. Atti 11° Congr. Naz. Speleol., Genova (1972):  239-243, Como.
- Cucchi F., Forti F. & Ulcigrai F. (1976) - Relazioni tra tettonica e morfogenesi di doline del Carso Triestino e Monfalconese. Atti Mem. Comm. Grotte "E.Boegan",. 15, (1975): 57-71, Trieste.
- Forti F. (1980) - Proposta di classificazione pratica delle morfologie carsiche epigee. Atti Mem. Comm. Grotte “E.Boegan”,  19, (1979): 65-71, Trieste.
- Forti F. (1980) - Dissoluzione sottocutanea accelerata nelle doline del Carso Triestino. Atti Mem. Comm. Grotte "E.Boegan",  19, (1979): 73-77, Trieste.
- Forti F. (1980) - Influenza della stratificazione nella geomorfologia carsica (studi sul Carso Triestino). Atti 1° Congr. Triveneto. Speleol., Treviso: 8 pp.
- Forti F. (1982) - Rapporti tra cavità e doline sul Carso Triestino. Mondo Sotterraneo, n.s., anno 6, (1-2):  6-12, Udine.
- Forti F. (1995) - Considerazioni sulla situazione paleo climatica quaternaria del Carso Triestino. Atti Mus. civ.  Stor. nat. Trieste, 46:  113-124, Trieste.
- Calligaris R., Forti F., Forti Fu. & Liberio N. (2003) – La situazione geologica della “Carsia Giulia” (con particolare riguardo al Carso Classico ed Istria). Hydrores Information, anno 19, 23, (2002): 21-40, Trieste.
- Forti F. & Forti Fu. (2004) – Il “diluviale pleistocenico” sul Carso.  Considerazioni genetiche ed evolutive sui depositi di riempimento delle grotte. Atti Mus. Civ. Stor. Nat., Trieste, 51: 5-18, Trieste.
- Forti F. & Forti Fu. (2009) – Considerazioni sulle evidenze diluviali pleistoceniche accertate sul Carso triestino poste a confronto con situazioni idrogeologiche e geomorfologiche presenti in diverse aree prealpine ed alpine. Hydrores Information, anno 23, 28, (2008): 20-35, Trieste.

Altri post sull'argomento:
- Intervista al carsista Fabio Forti - 1
- Intervista al carsista Fabio Forti - 2
- Intervista al carsista Fabio Forti - 3
- Intervista al carsista Fabio Forti - 4 - Il Diluviale

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