lunedì 8 luglio 2013

INTERVISTA AL CARSISTA FABIO FORTI - 2

La prima parte dell'intervista è disponibile qui


Immagine del Carso classico tratta dal sito www.boegan.it
Per Carso si intende quella regione fra l’Italia e la Slovenia compresa nella sua parte più famosa fra le città di Monfalcone, Trieste e Postumia

Da questo termine “Carso” derivano anche altri termini scientifici come “carsismo” e “fenomeni carsici”. 

I paesaggi carsici sono caratterizzati da forme superficiali e sotterranee che non sussistono nelle zone dove sono presenti dei corsi d’acqua superficiali, ossia ad idrografia “normale”. Infatti le aree carsiche sono caratterizzate dalla loro totale assenza, per contro è presente una idrografia totalmente ipogea.  

Queste forme carsiche dette rispettivamente epigee ed ipogee sono determinate dalla solubilità delle rocce presenti non solo nel Carso ma in tutte le zone costituite da una prevalenza di  rocce carbonatiche. I principali costituenti di queste rocce sono il  carbonato di calcio e il carbonato di magnesio che si possono presentare isolati o combinati assieme a formare varie litologie: i calcari, le dolomie, i calcari dolomitici, le dolomie calcaree e altre rocce miste ad altri minerali, ma sempre con base carbonatica. Attenzione le rocce dolomitiche sono però definite come “paracarsiche”, ossia a carsificabilità  molto ridotta.
                 

  • Che cosa è il fenomeno carsico scientificamente parlando?

La parola Carsismo proviene da una parola di origine indoeuropea Kar, il cui significato è roccia, pietra. Carso infatti arriva dal tedesco Karst. Kartsforschung (ricerche carsiche) sono i fenomeni legati appunto al Carsismo. La parola “carsologia” invece viene dal francese; ha un’origine analoga, in quanto la parola è stata voluta dai francesi per distinguerla del nostro Carsismo che è un derivato dalla scuola austriaca (viennese) e quindi triestina.  Per gli studiosi di cose carsiche della parte europea orientale, anche noi, come i francesi per carsologia, intendiamo per Carsismo lo studio di  tali particolari rocce che sono  soggette ad una consumazione dissolutiva ad opera dell’acqua, con l’aggiunta dell’anidride carbonica.

  • Che cosa è il fenomeno carsico con una analogia pensando di spiegarlo ai bambini.

Mettiamo un mattone su una lastra e vicino una spugna. Facciamo cadere sul mattone dell’acqua e vediamo che l’acqua scorre dal mattone scendendo sulla lastra, o meglio va a bagnare il piano sottostante. Mettiamo la stessa quantità d’acqua su una spugna, l’acqua scompare e va in profondità e sgorga poi dal di sotto della spugna. Questa è la differenza sostanziale fra roccia impermeabile  (il mattone) e permeabile (la spugna), ossia il nostro Carso. Questo fenomeno però è difficile da spiegare ai bambini perché questi vivono assolutamente nel presente, nell’immediatezza del loro il tempo, mentre il fenomeno carsico e le grotte si sono formate “ieri”, ossia  nell’arco dei milioni di anni.
I miei primi concetti sul Carsismo li appresi subito dopo la seconda guerra mondiale, dove da una prima conoscenza di qualche lavoro o studio di Carsimo mi indicavano che le grotte si erano formate in poche centinaia di migliaia di anni. Mentre noi, nuovi ricercatori di cose carsiche,  ci siamo accorti nelle nostre lunghe ricerche che le grotte hanno milioni di anni. 
Per esempio la Grotta Gigante, qui sotto di noi, ha un’età superiore ai 10 milioni di anni. Quindi è anche il tempo quello che produce il Carsismo. Come ricordato, i tempi lunghi non sono accettabili per i bambini perché vivono nel presente.

  • Ci può parlare della scala della carsificabilità nelle morfologie epigee?

Se prendo qualsiasi carta geologica del Carso vediamo che la roccia principale è il calcare. Calcare cioè carbonato di calcio, formula chimica CaCO3.
Il calcare viene disciolto dall’acqua meteorica, che ha in soluzione l’anidride carbonica presente nell’aria, secondo la seguente reazione chimica che da come prodotto il bicarbonato di calcio.

CO2  +  H2O  +  CaCO3  =   Ca(HCO3)2

Ma il calcare non è mai puro. Come tutte le rocce é un aggregato di minerali diversi. Quindi se noi utilizziamo soltanto la formula chimica, per comprendere i fenomeni carsici  facciamo un notevole errore. Dai nostri studi ci siamo accorti che in alcune zone del Carso nulla affiora in superficie. Per contro in altre zone è pieno di massi rocciosi, in certe zone sono presenti le doline, mentre in altre sono assenti o poco evidenti.  Come mai?  Perché ci sono queste differenze? Il fenomeno carsico è una cosa molto complessa, più di quanto allora si potesse credere.
I calcari sono diversi sia nei loro contenuti che strutturalmente. Per esempio esistono alcuni calcari fittamente stratificati nerastri, mentre altri sono chiari e molto compatti. Di conseguenza, quale tipologia di fenomeno carsico si origina con questi due tipi così diversi di calcari? Nei calcari stratificati e neri c’è un fenomeno debole con la formazione di suoli residuali che rappresentano la parte insolubile dei calcari, cioè quella che (per un certo tempo) rimane in superficie. Mentre dove si trova il calcare compatto in banchi il contenuto insolubile è molto scarso ed è solo il carbonato di calcio che passa in soluzione e nulla rimane in sospensione. Da queste considerazioni è stata creata una  “scala della carsificabilità” valida per le rocce calcaree, in particolare. Ed è nata con un senso logico e pratico, proprio per spiegare i diversi tipi di carsificabilità, in una visione geomorfologica complessiva e localmente anche particolare.
Contrariamente a quanto viene descritto in vari trattati,dei fenomeni carsici ipogei fanno parte anche le doline. Ma come fa un calcare ad essere solubile in profondità della massa rocciosa? Le acque meteoriche agiscono in maniera diversa a seconda se la compagine rocciosa è costituita da una successione di bancate molto compatte o nel caso dei calcari più fittamente stratificati. Nel primo caso  è prevalente uno sviluppo di forme carsiche epigee, mentre lo sviluppo di quelle ipogee può avvenire solamente in corrispondenza di sistemi di fatturazione della roccia particolarmente beanti. Ed è proprio in questo caso che possono avere luogo dei sistemi di grotte particolarmente profondi ed ampiamente sviluppati.  Mentre nel secondo caso il fenomeno avviene in modo  più dispersivo dato che il sistema di fatturazione è più fitto nelle rocce  maggiormente stratificate, e quindi con una notevole dispersione  e frazionamento del processo carsico. 
In conclusione i fenomeni carsici sono molto più complessi rispetto alla corrente definizione di un carsismo causato da una reazione chimica. Dagli studi sulla carsificabilità delle diverse litologie calcaree esistenti devo aggiungere ancora un particolare al quale mi sono dedicato per tanti anni. E’ necessario osservare le dimensioni micrometriche dei cristalli di calcite presenti nella roccia. Se sono molto piccoli, micritici, (1-4 micron) sono molto più solubili, rispetto a dei calcari che hanno i cristalli millimetrici e quindi sparitici, che hanno una maggiore resistenza ad andare in soluzione. Per fare un semplice esempio, se la roccia è micritica la consumazione (misurata) è all’incirca di 3-4 centesimi di millimetro per anno;  se la roccia è sparitica la consumazione annuale (misurata) è tra 0 e 1 centesimo di millimetro per anno. 


Osserviamo nei video spiegati da Fabio Forti, 3 esempi classici di fenomeni carsici epigei: le vaschette di corrosione, i fori di dissoluzione e le scannellature.






CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA CON LA TERZA PARTE DELL'INTERVISTA

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